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Non sto capendo un paradosso

Quinto capitolo della rubrica sulle mie incomprensioni, questa volta rivolto all’attualità più attuale in atto.

Non sto capendo un paradosso che sta maturando sempre più dall’inizio della pandemia (“paradosso” parola della quale mi piace abusare per cui approfitto per ricordamene il significato, riportato nella foto)
In nome della salute pubblica dobbiamo rispettare tutte le disposizioni di sicurezza che vengono di volta in volta adottate per far fronte all’andamento dei contagi da Covid-19 e la logica ineccepibile che ci sta dietro è salvaguardare noi stessi e le altre persone.
E lo dobbiamo fare anche e soprattutto affinché la martoriata sanità pubblica regga l’impatto del fabbisogno sanitario legato a questo virus, inedito e globalizzato.
Contemporaneamente la stessa salute pubblica viene costretta a posticiparsi sempre di più per quanto riguarda prestazioni ambulatoriali con il servizio sanitario nazionale a favore della sanità privata e delle prestazioni a pagamento.
Mi chiedo, ma com’è possibile? Anziché attrezzare il più possibile gli ospedali pubblici esistenti e costruirne di nuovi, anziché attrezzare e aiutare il più possibile il personale medico, anziché capovolgere finalmente il paradigma della sanità come azienda sottomessa alle logiche del profitto, anziché rendere più accessibili le cure, piuttosto si stanno allungando ancora di più le attese e chi lo può fare si arrangia con prestazioni a breve medio termine pagando fior di quattrini.
E chi non lo può fare (sottintendendo anche chi lo può fare oggi ma non lo potrà fare domani)?
Praticamente anziché tenerci di più alla salute pubblica rischiamo, anzi lo stiamo già sperimentando, l’effetto paradossale di tenerci meno ad un’immensa fetta di salute pubblica?
Ma non si sta ripetendo come un mantra, in coro, da mesi che per la tutela della salute va bene tutto?
Ancora non è venuto il dubbio a istituzioni locali, regionali, nazionali, sovranazionali, aliene che per quello stesso attaccamento alla vita che si sta fomentando relativamente alla pandemia, i nuovi milioni di poveri (oltre cento milioni stimato dalla Banca Mondiale) potrebbero pensare di andare a bussare alle loro porte per chiedere insieme ai vecchi poveri perché per un esame o una visita devono passare mesi, un anno o altrimenti si devono pagare decine, centinaia di euro che non hanno o per i quali dovrebbero ricorrere a prestiti che neanche possono avere?
Ovviamente è una questione molto più complessa, che non riguarda solo l’Italia e non riguarda solo la sanità.
Ma se la salute e la sanità pubblica sono importanti non lo dovrebbero essere sempre e a prescindere?
Questa pandemia con la quale non si sa per quanto dovremo convivere, non dovrebbe servire a rendere inviolabile, una volta per tutte, il diritto alla salute piuttosto che avere l’effetto contrario di ridimensionarlo ulteriormente?
Insomma, continuo a pensarci e ancora non l’ho capito.