La Panchina non vota
A te che non ami i servi di partito/ che ti chiedono il voto un voto pulito/ partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri, cantava Rino Gaetano in Ti ti ti ti.
Ahinoi, ci risiamo con il rito elettorale.
Fantomatici programmi, presunte buone intenzioni, le facce, gli slogan, i sondaggi, i conteggi, gli exit polls, gli speciali in tv, le maratone elettorali, chi ha vinto, chi ha perso, chi ha pareggiato, i trombati, i resuscitati, le nuove leve, i vecchi lupi.
I santini elettorali più gettonati, posti nelle adiacenze dei registratori di cassa di bar, panifici e locali commerciali di ogni tipo, ti svelano in anticipo i migliori tra i corrotti o quelli che comunque verranno certificati come rappresentanti e prestanome per conto di interessi a dir poco torbidi; ma solo dopo, non prima altrimenti non potrebbero prendere parte al diabolico reality della democrazia delegata. Più o meno lo si sa, come Pasolini, senza prove.
Ci risiamo con il rito elettorale. Incrociare gente che disprezza la scelta del non voto e che attribuisce a chi non prende parte a questa truffa la colpa di non far vincere il meno peggio. Come assistere a una partita (illusoria e/o truccata in partenza) ad un gioco da tavolo che, per un’abnorme quantità di ragioni, non ti piace e alla fine della partita i giocatori che hanno perso se la prendono con te se hanno vinto gli altri.
Del rito elettorale sappiamo tutto a memoria e a memoria conosciamo anche il rito post elettorale. Una minoranza di pericolosi e avidi esaltati che dice di rappresentare una nazione; gente che cambierà partito il giorno dopo, altri che verranno scoperti con le mani nella marmellata (ma solo dopo, repetita iuvant), altri ancora che già pensano alla prossima elezione per il comune, per la regione, per la nazione, per gli europei, per i mondiali, gente che non manterrà nulla di quello che ha promesso, gente che invece, purtroppo, lo manterrà.
In realtà avrei voluto scrivere del perché La panchina non vota e non sono quelle sopra le ragioni (che sembrerebbero le classiche qualunquiste, comunque preferibili a quelle dei votanti) ma ho quasi finito i caratteri a mia disposizione, per cui mi limito a consigliare a chi non lo avesse già fatto la lettura del libro Perché gli anarchici non votano. Vota Antonio di Sébastien Faure, Errico Malatesta, Max Sartin, Ortica Editrice, 2021.
<< Il sistema rappresentativo è veramente il congegno mediante il quale il popolo sovrano viene con il proprio consenso interdetto e sottoposto alla tutela delle classi privilegiate >>.
Posted: Giugno 1st, 2024 under Scritti altri.