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Tanto di cui scrivere.

Ebbene sì, ogni tanto succede anche alla Panchina di non sapere di cosa scrivere. O forse di non averne voglia.

Un amico mi ha detto: “Ma come, con tutto lo schifo che sta succedendo com’è possibile che non ti vengono idee? C’è tanto di cui scrivere.”

Forse è proprio tutto questo schifo che mi inibisce. Troppo e che sembra non ridursi, crescere di giorno in giorno.

Per un attimo ho pensato a gesti spontanei e gratuiti. Piccole cose, gesti in apparenza di poco conto e irrilevanti ai fini del rovesciamento dei rapporti di forza in favore della resistenza dell’umanità all’accrescersi dell’arroganza e dei crimini del potere, per l’appunto, contro l’umanità.

Forse per un’istintiva autodifesa contro una sensazione di impotenza con conseguente coda depressiva, mi sono venute in mente delle scene in cui in qualche modo prevaleva altro.

Ho pensato per esempio a quel giorno in cui, al momento di scendere dall’autobus, diedi il mio biglietto timbrato ma ancora valido a uno sconosciuto che stava per salire. Quasi a testa bassa senza neanche accorgermi di questa persona venni chiamato a gran voce.

Non mi disse solo: Grazie! Mi disse dell’altro, anzi gridò, perché io già mi ero velocemente allontanato.

“Anch’io lo faccio!”. Questo mi gridò, prima di sbracciarsi nel saluto come se si trattasse di un mio amico fraterno di vecchia data.

Mentre stavo per rimanere indifferente al mio stesso gesto, in apparenza di così poco conto, la sua esclamazione mi colse di sorpresa e mi regalò l’emozione della condivisione attiva, dell’azione concreta non fine a sé stessa, del dono spontaneo, autentico e non travestito da calcolo o da logiche di beneficenza ipocrita.

Chissà in quanti siamo. Chissà in quanti facciamo girare il biglietto ancora valido anziché dimenticarselo in tasca, nella borsa o abbandonarlo per terra o in un cestino che neanche c’è. Non siamo pochi, solo che ce lo dimentichiamo.

E ci dimentichiamo di pensare a quanto stiamo meglio in tutte quelle situazioni in cui non c’è gerarchia e il danaro non conta.

Alla fine aveva ragione il mio amico, c’è tanto di cui scrivere.