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L’insostenibile visione di un talent show

C’ho provato. Ho provato a vedere come funziona un talent show televisivo.

Mi sono detto Non fare il solito ipercritico, prova. Prova con uno dei più seguiti. Che male c’è?

Ci sono persone che hanno del talento nel canto, nel ballo; si allenano ogni giorno, sacrificano gran parte del loro tempo per migliorare la propria arte, la voce, la tecnica del ballo.

Amano fare quello che fanno e non fanno male a nessuno. Anzi, piuttosto possono ristorare l’udito o la vista del pubblico con il proprio talento.

Ma quindi perché ho resistito solo 7 minuti e 23 secondi e mi sono anche sembrati molti di più?

Com’è stato possibile che le mie buone intenzioni siano durate solo quei pochi minuti e anche con sofferenza?

In primis la snervante velocità del cambio delle riprese (provate a contare i secondi in cui si rimane su un volto o su una scena, difficilmente si superano i 3-4 secondi).

A seguire, le fastidiose e ammaestrate urla del pubblico, condite da frequenti applausi.

L’amplificazione delle emozioni di vario segno, immortalate impeccabilmente dalle telecamere.

Il pensare che i giudici vip siano strapagati non solo per apparire (come maestri di vita) ma anche per emozionarsi a comando o per fare altre cose ridicole che intrattengano lo sguardo del pubblico da casa, per esempio, innescare conflitti ad arte dal nulla.

La conduttrice tra il serioso e il divertito che si atteggia a padrona di casa.

Il pensiero di quanta energia, quanta materia, quanti spostamenti, quanto e cosa serva per questo spettacolo e il pensiero della quantità di tutto ciò se lo si moltiplica per tutti i talent show di tutto il mondo.

La logica della competizione esasperante che si nutre di ansia e tensione al cardiopalma e conduce alla vetta dell’esposizione mediatica.

Infine, comuni a tutte le tipologie di talent show ci sono la stella polare del mai sopito american dream con la gavetta e con il lavoro che paga a prescindere da ostacoli e condizioni di classe e quelle artificiose dinamiche di entertainment da strapazzo comuni anche ad altri format dei palinsesti televisivi.

E comune è anche l’inarrestabilità di tali show che, non a caso, non si fermarono neanche nei sinistri tempi pandemici. D’altronde lo si sa, the talent show must go on.