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Un giorno all’improvviso

Qualche giorno fa, dopo aver passato una settimana per molte ore alla guida nel bel mezzo del traffico palermitano, mi sono messo a camminare quanto più possibile per il disbrigo di faccende burocratiche e di altra natura.

Finalmente per un giorno non dovevo preoccuparmi di domare il nervosismo tipico di chi si trova al volante, di redarguire il piede in fibrillazione allo scoccare del verde del semaforo, di tenere alta l’attenzione verso le défaillances degli altri conducenti, di tenere a bada le tentazioni di superare in modo azzardato o di farmi distrarre pericolosamente dallo smartphone, di ritrovarmi in una coda a rilento o ancor peggio totalmente ferma per incidenti, lavori in corso o altri eventi di origine misteriosa, di evitare di rimanere senza benzina, di far fronte all’ansia del parcheggio che non si trova a qualsiasi ora di qualsiasi giorno.

Finalmente potevo camminare libero da tutto ciò, passeggiare e osservare ciò che mi circonda, la varietà e la complessità dell’essere umano, la simpatia di cani, gatti e gabbiani sempre più familiari, le numerose e sempre più profonde buche delle strade della città.

Purtroppo quel giorno, all’improvviso, mi successe qualcosa che finì per rovinare la mia giornata di liberazione dall’automobile.

La mia camminata, all’improvviso, venne frenata bruscamente da una visione. Non era una di quelle eccezionali e temporanee promozioni dei supermercati o di negozi di altro genere. Non era neanche una di quelle discutibili pubblicità che potrebbero generare un vespaio di polemiche per contenuti sessisti o altro. Era qualcosa di più, in realtà di meno, comunque di peggio. Non ero ancora pronto a dover nuovamente metabolizzare l’esistenza delle più ridicoli, surreali, grottesche, pantomimiche tra le elezioni politiche ancora esistenti. E invece, di colpo, quel giorno all’improvviso il mio innocente sguardo, finalmente fuori dall’abitacolo, venne calamitato da quello malizioso di un candidato alle elezioni politiche europee 2024.

Un faccione sorridente già noto, in un cartellone gigante e luminoso, impossibile da non vedere, impossibile da trascurare, impossibile da dimenticare, impossibile da spiegare. Ho già fatto cenno altrove del mio astio verso i faccioni dei candidati e soprattutto di quelli sorridenti. Ma questo forse è tra i faccioni sorridenti più fastidiosi; per questo non lo nominerò, perché mi darebbe ulteriore fastidio anche il solo nominarlo. Però lo slogan lo si può citare, per ricordare ai posteri l’insaziabile e parassita goliardia di quest’uomo che venne ritenuto e pompato come uomo nuovo a sinistra, quest’anno si proclama ufficialmente Al Centro e chissà domani magari sarà un uomo nuovo nuovo, a destra, pronto per tutte le stagioni come tante e tanti altri.

La visione purtroppo non la posso rimuovere, anzi da quel giorno a oggi questa visione non è più sola, ma malaccompagnata da altre visioni, di altri faccioni, sorridenti, fastidiosi, inopportuni. Tutto inspiegabile, surreale, grottesco, retorico, pantomimico. Violento. Non è una bomba, non è un drone pronto a uccidere chirurgicamente (innocenti compresi), ma per me è in qualche modo violento o quantomeno offensivo.

Come le elezioni tutte, che non a caso permettono di far trionfare la violenza politica di un sistema che non a caso non può che diventare sempre più guerrafondaio.